Consigli per la tua vacanza al mare di Cattolica
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Di seguito troverete dei possibili itinerari raggiungibili da Cattolica.
Montefiore Conca
Castello di Montegridolfo
Castello di Gradara
Castello di San Leo
Castello di Montebello
Grotte di Frasassi
Città di Urbino
Repubblica di San Marino
MONTEFIORE CONCA
E' la capitale medioevale della Vallata del Conca e uno dei paese della Signoria più integri e affascinanti. Qui si respira un’aria particolare.
Sarà per la rocca imponente con le sue linee severe che si scorgono sin dal mare, saranno i boschi e le campagne che circondano il centro storico, saranno le sue botteghe di artigiani, i suoi antichi rituali, la vista dei monti dell’Appennino e di tutta la costa romagnola: tutto contribuisce a creare una situazione speciale dove storia e natura hanno trovato un ottimo equilibrio.
Nelle terre di Montefiore abbondano le testimonianze di tempi lontani: reperti dell’Età del Ferro sul Monte Faggeto, gran quantità di reperti risalenti all’epoca Romana nel Pian di San Pietro: ma se c’è un momento storico che ancora si sente in tutto il paese è quello medioevale o, per essere più precisi, quello dei Malatesta. La struttura del centro storico ha come perno la sovrastante Rocca, le strette vie del borgo fortificato si arrotolano ai suoi piedi e convergono verso un’unica porta di accesso.
La Rocca risale alla metà del 1300, nel 1377 nacque tra le sue mura Galeotto Malatesta detto Belfiore, nel 1432 Sigismondo Pandolfo la volle ancora più forte migliorando le difese e favorendo lo sviluppo di tutto il paese. Dopo gli splendori malatestiani che videro il sorgere di monasteri, palazzi, chiese e il crescere di una ricca comunità, Montefiore abbandona il proprio ruolo di potere sulla valle e diviene pian piano attraverso i secoli quel tranquillo ma ancor vivace paese che è oggi.
CASTELLO DI MONTEGRIDOLFO
Una schiera di castelli posti a breve distanza uno dall’altro doveva garantire la difesa della Signoria dei Malatesta verso le confinanti terre marchigiane sottoposte al Ducato di Urbino.
Un borgo tutto chiuso da altre mura con l’accesso protetto da una porta con torre d’epoca medioevale, integro nella struttura che ha visto negli ultimi anni un’opera di restauro accurata ed integrale.
Anticamente il luogo era chiamato Monte Lauro, pare per le tante piante di alloro che ricoprivano questo bel colle. Secondo l’opinione comune il nome nuovo del paese deriva dalla nobile famiglia Gridolfi qui residente per un periodo di tempo nel 1200, ma c’è anche chi sostiene, ragionevolmente, che questo nome derivi da una parola di radice germanica che significa sterposo, rozzo.
Il 1233 vede il castello schierato con il Comune di Rimini già in contesa con Urbino per il dominio dei territori collinari interni. E’ il tempo di lotte territoriali e scontri armati tra i Malatesta e i Montefeltro, ma anche di lotte interne alla casata malatestiana: nel 1336 Ferrantino per aspre contese con il parentado fa addirittura distruggere il castello che però viene ricostruito qualche anno dopo da Galeotto Malatesta.
Dopo i Malatesta se ne impossessano i Borgia (1502) e poi la Repubblica di Venezia, passando infine, sotto il governo della Chiesa seguendo la sorte di tutti gli altri castelli di questa parte della Signoria.
Patrono: San Rocco 16 agosto.
Sito ufficiale: MONTEGRIDOLFO
CASTELLO DI GRADARA
Gradara si erge come un'isola verde fra le dolci colline marchigiane a 142 metri sul livello del mare di cui si riesce a sentire il profumo, carico di salsedine, essendo a soli 3 Km di distanza.
E' un luogo fiabesco dal sapore antico, in cui leggenda e storia si abbracciano per raccontarci il tragico amore fra Paolo e Francesca, cantato da Dante, Petrarca, Boccaccio e D'Annunzio.
Gradara vanta un notevole patrimonio artistico che rende ancora più prezioso il suo valore culturale. Infatti a Gradara si possono ammirare pregevoli quadri e bellissimi affreschi. La sua opera artistica più importante è invece una magnifica Pala in terracotta attribuita ad Andrea della Robbia, situata nella cappella del castello.
Passeggiare fra le sue vie, specie di sera, per la rocca sapientemente illuminata e circondata da querce secolari, regala agli innamorati una cornice romantica unica, in cui amore, poesia e storia si fondono ad un magnifico paesaggio.
Sito ufficiale: GRADARA
SAN LEO
San Leo sorge su uno sperone di roccia con le pareti a strapiombo sulla valle del Marecchia.
La sua splendida fortezza (sec. XV), opera di Francesco di Giorgio Martini, domina la valle dalla sommità della rupe inaccessibile; di origini antichissime, la città dà il nome alla provincia del Montefeltro, essendo l'antica Mons Feretrius romana.
Fu capitale d'Italia con Berengario II dal 962 al 964. San Leone che ne fu l'evangelizzatore (IV sec.), è oggi il patrono della città.
Nel centro storico le due meravigliose chiese, la Pieve e il Duomo rispettivamente dell'XI e XII secolo e la torre civica, ora campanile del Duomo. Nei dintorni il convento francescano di S. Igne (1243).
Fra le persone famose ricordiamo Dante Alighieri che parla di San Leo nella Divina Commedia e San Francesco che si fermò a predicare e che qui ebbe in dono il monte della Verna (1213).
Il Conte di Cagliostro finì i suoi giorni in una cella del Forte.
Sito ufficiale: SAN LEO
MONTEBELLO
Proseguendo, a poco più di due chilometri si trova l'antico borgo di Montebello. S'eleva pittoresco sul ripido colle (m. 436) già denominato dai romani "mons belli" ovvero il monte della guerra.
Inizialmente fu una torre d'avvistamento romana; nei secoli successivi lo stanziamento militare crebbe fino a farlo diventare una caserma con l'aspetto di un vera fortezza feudale. C
omposta da più parti risalenti a epoche diverse tra XI e XVI secolo, la Rocca appartenne in passato alternativamente ai Malatesta e ai Guidi.
Questo castello è diventato monumento nazionale e da circa dieci anni è uno dei manieri più visitati della provincia di Rimini. Anche perchè tra le mura medievali di quelle stanze riccamente arredate si odono strane storie di fantasmi... difatti nelle nostre zone è conosciuto come il Castello di Azzurrina, la bimba fantasma che sparì tragicamente lungo quei corridoi bui e che dal lontano Medioevo abita in quelle mura e si fa sentire ogni cinque anni durante il solstizio d'estate. Soprattutto nel periodo estivo ma anche nei fine settimana di tutto l'anno, il castello è visitabile anche di notte nel cosiddetto "tour del mistero" che parte appunto a mezzanotte, l'ora adatta per fare un saluto ad Azzurrina e i suoi amici.
Dentro le mura della rocca si possono gustare vini e stuzzichini nelle eleganti salette o nel rigoglioso giardino "dell'Armeria dell'Albana".
Nel piccolo borgo si possono trovare il tipico Ristorante Pacini, 6 un emporio di prodotti naturali e una terrazza panoramica da cui si ammirano tutti i castelli della vallata e dintorni.
AZZURRINA, IL MISTERO SVELATO
Nel 1375 il "Mons belli" è sotto il dominio dei Malatesta.
Ugolinuccio Malatesta, signore di Montebello, è fuori in battaglia e ha affidato la sua bambina, Guendalina, a due guardie di fiducia. Perché una fanciulla in tenera età (tra i sei e gli otto anni) si trova in una fortezza da guerra qual era il Castello di Montebello, con la sola compagnia di uomini armati? Guendalina era nata albina, quindi chiara di pelle, capelli e occhi; bianca come la neve. Nel Medioevo questa caratteristica era ritenuta espressione del demonio, le donne con i capelli bianchi o rossi erano ritenute streghe, perciò i genitori della bambina per proteggerla, la nascosero agli occhi maligni con una tintura per capelli e l'isolamento nella fortezza. Il particolare effetto azzurrato dei capelli, dopo la tintura vegetale a cui erano sottoposti, accompagnato all'azzurro limpido degli occhi, le valse il soprannome di Azzurrina.
Come abbiamo detto, in quei giorni il padre era assente, in guerra. Corrono i giorni del solstizio d'estate, scoppia un forte temporale e Azzurrina è costretta a giocare all'interno del castello, guardata a vista dalle guardie. La piccola si sta trastullando con una palla di stracci che fa rotolare per corridoi e scale, finché le sfugge di mano e precipita giù nel sotterraneo dove si conservano i cibi. La bambina insegue la palla e scende le strette e lunghe scale che conducono alla ghiacciaia. I due armigeri non si preoccupano più di tanto e la lasciano andare, da lì non si può raggiungere nessun altro posto del castello.
Succede tutto in un attimo: una corsa, un grido e la bambina scompare per sempre. Le guardie richiamate dall'urlo, accorrono nei sotterranei ma non trovano traccia di anima viva. La bambina è scomparsa nel nulla e da allora non viene più ritrovata. Il Malatesta si dispera e fa condannare a morte i due armigeri, unici testimoni della misteriosa disgrazia, a cui non crede, come tanti altri nel corso dei secoli. La misteriosa scomparsa di Guendalina Malatesta però non è una favola ma un fatto realmente avvenuto; è narrata in una cronaca del'600, custodita nella biblioteca del castello.
Così nasce la leggenda di Azzurrina, la bimba che da quel lontano 1375 continua ad abitare le stanze del Castello di Montebello. Giunta fino a noi in un'eco tra il pianto e il riso dalle registrazioni delle troupe televisive effettuate nel 1990 e nel 1995, nel castello disabitato, a porte chiuse, con microfoni ultrasensibili, la voce di Azzurrina continua a farsi sentire avvincendoci con il suo intrigante mistero e attirandoci tra le mura del suo castello, diventato monumento nazionale e custodito fino al 1998 dalla professoressa Welleda Villa Tiboni, recentemente scomparsa.
L'ultima "castellana di Montebello" sarà anche l'ultima custode del segreto celato dietro la scomparsa di Azzurrina, di cui finalmente sveleremo il mistero.
La versione ufficiale della storia è la versione propinata dagli unici testimoni della tragedia, i due soldati addetti alla scorta della bambina. È quella che viene raccontata ai visitatori del castello, da quando questo è diventato un monumento d'interesse nazionale e di singolare attrazione.
Queste mura hanno custodito per sei secoli il segreto di quella tragica giornata.
Alcuni anni fa un medium, durante una seduta tenutasi nel castello, si è messo in contatto con lo spirito di Azzurrina, la quale ha finalmente raccontato come sono andate realmente le cose.
Fu un incidente. Guendalina, nel rincorrere la palla, cascò dalle scale e morì sul colpo. I due guardiani accorsero troppo tardi e trovarono la bambina ormai senza vita. Spaventati, rei di negligenza, essendo i responsabili dell'incolumità della figlia del loro signore e temendo una terribile punizione o la morte stessa, occultarono il cadavere, seppellendolo nel giardino e raccontando poi a tutti la versione della leggendaria sparizione.
I due sventurati andarono incontro alla morte lo stesso e si portarono nella tomba il terribile fardello. Quante persone allora piansero la scomparsa della bimba e quanti ancora si commuovono a sentire narrare la sua storia, ma Azzurrina ha detto di essere felice e di voler continuare a vivere dentro l'amato Castello di Montebello, assieme ai suoi amici di ieri e di oggi. Lasciamola riposare in pace sotto il verde di quello che fu il suo giardino, lasciamola abitare le stanze di quella che fu la sua breve dimora; azzurro angelo custode del Borgo di Montebello.
GROTTE DI FRASASSI
Durata circa 2 ore. Adatto a tutti, con poche difficoltà da affrontare, è sicuramente il primo passo da fare per avvicinarsi alla speleologia, caratterizzato da brevi arrampicate, da cunicoli, strettoie e scivoli.
Da prestare attenzione al fondo leggermente sconnesso ed a tratti scivoloso, causa il forte accumulo di fango. Il "fuori percorso" inizia dalla "sala dell'infinito", ultima del percorso turistico classico, prosegue con la strettoia della "Cannella" per arrivare alle "Quattro sorelle"; una lunga galleria porta alla "sala Finlandia".
Pronti a sporcarsi!!! Il prossimo ostacolo è un lungo cunicolo dove il fango regna!!! Sporchi ma felici si arriva alla "sala del Bivacco". Un attimo di riposo, due foto ricordo e via per un lungo scivolo; ogni tecnica è ammessa per superare questo passaggio, la più usata è quella detta di "sedere".
Con il posteriore sporco e forse anche un po' dolorante eccoci giunti alla "sala Gentile da Fabriano" ed ai "pozzi di Lucia" dove si avrà modo di vedere un particolare di notevole bellezza: "le pelli di leopardo". Siamo alla fine del percorso; ora, per un'altra strada che scoprirete quando verrete a visitarci, iniziamo il percorso di ritorno.
Sito ufficiale: FRASASSI
URBINO
Chi arrivi a Urbino ignaro e della sua storia e della sua importanza si trova di fronte a una sorpresa straordinaria, anzi a un miracolo.
Nel giuoco delle colline che sopportano le strade d'accesso ecco che appare un palazzo fatato che il tempo non ha sfregiato né intaccato.
È un salto indietro nel tempo, un tuffo nella purezza e nella libertà dello spirito".
II palazzo di cui parla Carlo Bo è quello di Federico da Montefeltro, rinascimentale signore della città.
Grazie ad una raffinata formazione culturale Federico da Montefeltro ha saputo condensare in questo spazio il fior fiore della cultura umanistica rinascimentale italiana.Cercando di fare della sua casa la dimora delle Muse, ha chiamato a sé gli uomini e gli artisti migliori del suo tempo: Piero della Francesca, Luciano Laurana, Leon Battista Alberti, Francesco di Giorgio Martini. In questa culla della cultura hanno mosso i primi passi artisti quali Raffaello e Bramante.Dopo la grande stagione rinascimen-tale, la città conosce nuovi splendori all'inizio del sec. XVIII, in seguito all'elezione al soglio pontificio di Clemente XI, figlio della principesca famiglia Albani.
Questa, promovendo con illuminato mecenatismo l'edilizia civile e reli-giosa, contribuisce a dare nuovo volto alla città.
Da ultima, l'Università degli Studi, notevolmente incrementata nella se-conda metà del secolo scorso, apre il tessuto urbano ad interventi architet-tonici moderni.
Sito ufficiale: URBINO
REPUBBLICA DI SAN MARINO
San Marino è suddivisa in nove centri abitati (i “castelli”).
Il capoluogo San Marino, poi Serravalle, Borgo Maggiore, Faetano, Domagnano, Acquaviva, Fiorentino e Montegiardino, Chiesanuova.
Il centro storico del capoluogo è tutto un monumento, una cittadella medievale conservata nei secoli a meraviglia dei posteri.
Sul ciglio del Monte Titano sorgono le tre magnifiche fortificazioni, collegate con muraglie e camminamenti alla cittadella, racchiusa in una triplice cerchia di mura, interrotta da porte, baluardi e torrioni.
Entro le mura, le vie, le piazze, i palazzi, le chiese, tutti di pietra, conservano l’aspetto austero e suggestivo dell’architettura medievale. Le tre torri, Guaita, Cesta (sede del museo delle armi antiche) e Montale, sono calamite per i visitatori, ma meritano attenzione anche il Palazzo Pubblico (moderno, nonostante lo stile gotico: lo inaugurò Giosuè Carducci), la chiesa di San Francesco con la pinacoteca, la basilica del Santo.
Negli otto “castelli” meritano una visita la rocca malatestiana di Serravalle, il santuario di Borgo Maggiore, il “percorso vita” a Domignano. Per i musei è necessario un discorso a parte.
Sito ufficiale: SAN MARINO